CosଠEnzo Tortora, il 20 febbraio del 1987, dopo quasi quattro anni di detenzione e condanne ingiuste, salutò i propri spettatori alla ripresa della trasmissione che conduceva con successo.

Allo stesso modo, con la medesima serenità ma anche con la stessa consapevolezza della difficoltà (per non parlare di tragicità ) del periodo che stiamo vivendo, noi di Diritto & Famiglia salutiamo ed accogliamo i nostri lettori alla ripresa, dopo la pausa estiva.

In questo breve periodo di "ferie", numerosi ed ulteriori episodi di violenza si sono imposti alle cronache. La polemica sui numeri relativi ai c.d. "femminicidi" impazza, fra chi ritiene il fenomeno, per quanto ributtante, comunque rientrante nell'ambito delle statistiche internazionali e chi invece ne afferma un incremento costante ed insostenibile.
La realtà che rimane, in ogni caso, è sempre la stessa: un paese smarrito, senza punti di riferimento culturali, senza guida politica o morale, perso in un relativismo sempre più distruttivo.

Illuminante è l'articolo comparso sul Corriere della Sera il 10 settembre scorso a firma di Susanna Tamaro (http://archiviostorico.corriere.it/2013/settembre/10/morte_una_moderna_samaritana_Bersaglio_co_0_20130910_11813eec-19df-11e3-8e63-e49e995c9c8c.shtml) a proposito dell'immondo omicidio della dott.ssa Eleonora Cantamessa di Bergamo, che tentava di soccorrere un uomo vittima di aggressione.
L'autrice, fra l'altro, scrive: ""¦ questo buon samaritano che riposa nella memoria genetica di tutti noi è stato seppellito da trenta, quarant'anni di comunicazione di massa che ha ridicolizzato la positività e ha esaltato la violenza, il degrado e gli istinti più bassi in ogni sua forma: dalla televisione, al cinema, ai videogiochi per finire con la rete. Distrutta la famiglia, esautorata la scuola, scomparsi i partiti, emarginata la Chiesa, rese impotenti le forze dell'ordine, a far da metro della vita non rimane ormai che la legge della giungla".

So bene di tornare su argomenti già trattati in precedenza, ed in qualche modo di ripetermi. Spero vorrete essere indulgenti con me e perdonarmi questo reiterare di argomentazioni, forse caratteristica di chi ormai non è più tanto giovane.
Il fatto è che la rassegnazione proprio non mi appartiene.
Per quanti sforzi faccia, non riesco a conformarmi, a considerare "normale" questa voglia di prevaricazione, questo desiderare il proprio unico interesse sempre e comunque e, soprattutto, a qualunque prezzo.
Non riesco a reputare accettabile la violenza come sistema, come forma e perfino come contenuto di ogni espressione pubblica e privata.
Non riesco a convincermi che la violenza non sia solo una disprezzabile scorciatoia per appagare se stessi a dispetto di qualunque motivazione e capacità . Sempre, sempre, sempre a danno del più debole.

Dalla violenza culturale, verbale, a quella fisica il passo è regolarmente (troppo) breve.
Nell'immediato è la soluzione più "semplice", più diretta, più decisiva.
Che poi tale presunta soluzione sconvolga in peggio vite e destini, il violento proprio non riesce a comprenderlo, preso com'è nel suo delirio narcisistico.

Purtroppo anche la giustizia può essere violenta e prevaricatrice, come il caso Tortora ha drammaticamente dimostrato, se non è sorretta da una cultura autenticamente ed eticamente democratica.
Allo stesso modo può esserlo un fisco medioevale, indulgente con i forti (ancora ed ancora) ma stolidamente inflessibile con i deboli; o una burocrazia che si ingegna ad ostacolare sistematicamente il cittadino, piegandosi servile al potente; o un insieme di servizi pubblici inefficienti e mortificanti per chi non può permettersi prestazioni a pagamento.
Tutto questo è violenza, continua e reiterata, a danno di ognuno di noi.

Tutto questo ci colpisce, non solo come collettività , ma innanzi tutto come individui.
Non sono più esperienze lontane da ognuno, ahimè! Ormai è la nostra quotidianità .
Mille piccole imprese artigiane che chiudono, lavoratori che rimangono senza lavoro, crisi.
Questa è la conseguenza della violenza del sistema.

Famiglie lacerate, vite trasformate in incubo quando non definitivamente spezzate, bambini tormentati e smarriti, processi infiniti, spesso inutili ed ingiusti.
Questo è l'esito della violenza individuale.

Pensateci. Non è cosଠche succede?

Nella celebre pellicola "Repo Men", thriller fantascientifico del 2010 diretto da Miguel Sapochnik, il protagonista, ravvedutosi da un passato di violenze agghiaccianti, afferma: "Noi siamo ciò che facciamo. Se vuoi cambiare ciò che sei, cambia ciò che fai".
Cambiare quindi non è impossibile.
Occorre solo consapevolezza e voglia di farlo.
In realtà è l'unica scelta che ci rimane, come paese e come individui.

In questa direzione, l'associazione Diritto & Famiglia si sforza di proporre non solo dibattito ed informazione, ma anche comportamenti e servizi diversi.

Oltre alle consuete pubblicazioni, abbiamo perfezionato una serie di servizi che mettiamo fin da subito a disposizione di tutti - lettori, sostenitori ed operatori -, nella speranza di poter concretamente operare reali e concreti cambiamenti nella gestione delle relazioni e delle fasi di crisi, evitando o riducendo al minimo il ricorso alle procedure giudiziarie, tanto spesso lontane dai reali interessi delle parti, vuoi per i costi ed i tempi insostenibili, vuoi per l'arbitrarietà incomprensibile di tante decisioni.

Qualche esempio? Ecco:
1) il metodo "risoluzione dolce", basato sull'esperienza di mediazione del conflitto, conciliazione sistemica e consulenza legale maturata in oltre trent'anni di esercizio professionale, in grado di disciplinare un problema familiare in tempi brevi e con costi limitati e ben definiti dall'inizio.
2) Le consulenze personali offerte attraverso tutte le tecnologie più diffuse e sulle piattaforme più conosciute: è possibile raggiungerci sia attraverso il video (skype o similari) che via email o messaggistica diretta. Chiunque, anche se residente in centri lontani dalle grandi sedi giudiziarie, può ottenere informazioni rigorosamente professionali ed aggiornate.
3) I seminari di formazione ed auto-aiuto, rivolti gratuitamente al pubblico dei lettori.
4) Le attività di divulgazione e formazione nelle scuole, sulla legalità e sui diritti umani.
5) Gli sportelli di ascolto e di accoglienza, per fornire le prime indicazioni a chi necessita di sostegno per problemi di "famiglia", intesa in tutte le sue declinazioni, anche monogenitoriali.

Per realizzare tutto questo, privi di finanziamenti e sponsor "potenti" come siamo, abbiamo più che mai bisogno di voi; non solo del vostro seguito e del vostro consenso, ma anche della vostra collaborazione.
Saremo infatti felici di ricevere offerte in tal senso da chi volesse, fra operatori legali, didattici, psicologici e di ogni altro ambito utile, ritenere di condividere il nostro progetto.
Basterà contattarci ai nostri recapiti consueti per trovarci sempre presenti e pronti a valutare le possibilità .

E' il momento di rimboccarci le maniche; ora, subito.
Noi ci siamo. E voi?


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