Di Federico Petitti.

L'ultima spallata alla "famigerata" Legge 40 è stata da poco inferta. Merito, ancora una volta (silente il legislatore), della magistratura se a tante coppie è finalmente consentito di realizzare anche in Italia il sogno e l'immensa gioia di un figlio, ricorrendo alla fecondazione eterologa, cioè all'impianto nell'utero materno di embrioni frutto di gameti di terzi donatori. La statistica ha indicato in cinquemila coppie italiane la richiesta di ricorrere all'eterologa fin dai primi giorni in cui la Consulta ne ha dichiarato la legalità. La Legge n°40 del 2010, com'è noto, lo vietava ed ha indotto – già da anni – coppie ex se infertili a rivolgersi all'estero a centri specializzati per sottoporsi a detta tecnica nei vari Stati dove era stata da tempo dichiarata legale ( disponibilità finanziarie permettendo ). Si tratta senza dubbio di una conquista, che come tale va poi inquadrata da norme giuridiche che ne disciplinino i conseguenti effetti. Tra questi accenniamo appena ai diritti del nascituro e dei quattro genitori che ciascun frutto dell'eterologa può trovarsi ad avere: due madri e due padri, cioè due naturali e due biologici per ogni nato, con riflessi sui diritti ereditari, gli obblighi, diritti e doveri dei quattro genitori, oltre sui diritti autonomi degli embrioni (secondo una teoria che va sviluppandosi). Ma non è questa la sede per affrontare tali argomenti giuridici, per altro rilevantissimi. Ci poniamo infatti, per ora, il problema dei limiti che possono frapporsi al legittimo desiderio di procreare anche per le coppie che autonomamente, cioè in via naturale, ne sarebbero impedite. Il ricorso alla fecondazione artificiale, per di più eterologa infrange o no regole etiche e convincimenti religiosi? Come di norma succede quando si affrontano tematiche che toccano il comune sentire, vi sono due opposte scuole di pensiero. I componenti di un gruppo, che possiamo definire "più avanzato", vedono nella tecnica della fecondazione assistita che utilizzi l'impianto di gameti di terzi donatori ( la cd. eterologa ) una conquista della scienza necessaria a coronare il sogno di coppie ex se infertili di poter procreare. Di poter mettere al mondo un bimbo da allevare, far crescere, istruire, formare per poi avviarlo ad una vita autonoma. Sogno meraviglioso questo, forse il maggior dono che madre natura ha dato all'umanità, il quale altrimenti per loro resterebbe inappagato per sempre. L'altra corrente di pensiero, diciamo conservatrice, vede nella fecondazione eterologa quanto meno una forzatura della natura ed argomenta variamente l'ostracismo a questo tipo di fecondazione. Anche in questo caso non approfondiamo le argomentazioni portate rispettivamente a sostegno delle due tesi, se non altro per motivi di spazio. Ci limitiamo a chiedere però perché mai il ricorso alla fecondazione eterologa dovrebbe essere considerato un tabù, una pratica deprecabile, mentre invece nel caso di fecondazione ottenuta con l'utilizzo di gameti di genitori naturali, non vi sarebbe alcuna forzatura. Sviluppando però l'argomento finiremmo con il dover rifiutare la gran parte degli interventi clinici e senz'altro tutti gli interventi operatori, come già fa quale corrente religiosa. Neanche questo è l'oggetto del nostro discorso. Riteniamo infatti che comunque sia nell'uno sia nell'altro tipo di fecondazione c'è sempre un elemento che madre natura o, a seconda della convinzioni, il nostro Creatore, si sono riservati: non in tutti i casi la fecondazione indotta ha esito positivo, spesso occorrono vari tentativi, in alcuni casi l'esito resta negativo. In questo vediamo l'intervento " extra ", senza del quale il frutto non matura. E' di questi giorni la notizia che ricercatori statunitensi hanno scoperto due ulteriori elementi nella catena del DNA e tale evento ha già fatto ritenere ad alcuni scienziati che "finalmente" l'uomo è vicino a creare artificialmente la vita. "Finalmente" cioè l'uomo è vicino ad identificarsi con Dio, antica aspirazione che tanti guasti ha prodotto all'umanità , dall'aspirazione di Adamo ed Eva di voler essere in tutto pari a Dio! A nostro avviso, quando si parla di limiti alle conquiste scientifiche questo è l'unico, vero limite da rispettare: l'uomo non è Dio. Non può ritenersi Dio solo perché è riuscito a far generare una coppia ex se non fertile. Non è Dio quando trapianta organi che consentono di continuare a vivere a soggetti altrimenti destinati a morire entro breve tempo. L'uomo non è l'artefice della creazione, ma un semplice mezzo. La vita è prerogativa divina. Le conquiste scientifiche che permettono di salvare sempre più vite vanno tutte accolte e giustificate, quando appunto salvano ed aiutano l'uomo, senza altre pretese. Sia ben venuta quindi la fecondazione assistita, anche se eterologa, fermo restando che in questo come in tutti gli altri casi ciascuno è libero di accedere o meno ad interventi della scienza medica, secondo le convinzioni etiche e religiose dei singoli.


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