Oggi intervistiamo la dott.ssa Marialuisa Vallino, psicanalista, criminologa e CTU, in tema di alienazione parentale. Fatti di cronaca dell' ultimo anno hanno portato alla triste ribalta episodi di minori che manifestano totale avversione nei confronti di uno dei due genitori. Abbiamo sentito parlare di PAS alcuni definendola anche come una malattia Psichiatrica.
DeF
Dott.ssa Vallino ma la Pas esiste o non esiste?
Dott.ssa Vallino.
Se ci riferiamo al DSM-5, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, la locuzione "alienazione parentale" con riferimento alla PAS (Parental Alienation Syndrome) o al PAD (Parental Alienation Disorder) non viene esplicitamente riportata, sicché il fenomeno non sarebbe una sindrome, un disturbo psichico definito. Alcuni studiosi come William Bernet e Guglielmo Gulotta hanno chiarito, a seguito della pubblicazione della nuova versione del Manuale, che in realtà gli autori del DSM-5 hanno descritto il problema relazionale genitore-figlio, pur evitando l'uso del termine esatto "alienazione parentale".
Nella sua formulazione originaria ( R. A. Gardner) la PAS riguarderebbe un figlio coinvolto nel conflitto genitoriale, generalmente in un contesto di separazione e/o di disputa per l'affidamento, che manifesti un'avversione nei confronti del genitore c.d. "alienato", "escluso", indotta dall'altro genitore, definito "alienante", "programmatore".
Tale configurazione si realizzerebbe all'interno di un legame patologico e di un circuito relazionale disfunzionale. Al di là dell'inserimento o dell'esclusione di tale fenomeno nelle classificazioni più accreditate, esiste un problema relazionale, un "incastro" relazionale, oggi preferibile a quello di sindrome (individualmente intesa). L'alienazione genitoriale può incidere sull'assetto psichico di tutti i membri coinvolti nella rete di corrispondenze affettive e relazionali cui diamo il nome di "famiglia". Diversi sono i modi di coinvolgere un figlio all'interno di un conflitto coniugale e molti di essi possono assumere una valenza psicopatologica, divenendo un grave fattore di rischio per lo sviluppo psicoaffettivo del minore stesso. Non dimentichiamo che al di là di eventuali sintomi o indicatori presenti nei figli, estremamente variabili, esistono comportamenti posti in essere da un genitore, c.d. "alienante", che possono essere considerati forme di abuso psicologico. In un'accezione estesa del termine, "Abuso" è tutto ciò che impedisce la crescita armonica del minore, non rispettando i suoi bisogni e non proteggendolo sul piano fisico e psichico.
DeF
Nella sua esperienza, in casi di separazioni conflittuali, le accade di dover valutare minori che presentino forme di rifiuto/avversione nei confronti di un genitore, per effetto di condizionamenti da parte dell'altro genitore?
Dott.ssa Vallino.
Comunque la si voglia chiamare, l'alienazione parentale è un'evidenza concreta e non un'invenzione di psicologi e psichiatri forensi. Esistono poi diverse sfumature di questo fenomeno ed esaminarlo significa comprendere in che modo e misura un determinato "schieramento" persegua una logica individuale o non sia piuttosto il risultato di costellazioni genitoriali 'patogene'. Un elemento distintivo dei figli "condizionati" in direzione di comportamenti volti a distruggere l'altro genitore, è che essi muovono verso il genitore-bersaglio critiche/accuse del tutto infondate o stereotipate, che rispecchiano fedelmente il pensiero del genitore c.d. alienante/mobbizzante o risultano estranee all'ambito di esperienza di un bambino. Dal mio punto di vista, la sollecitazione di un'alleanza è già un comportamento genitoriale inadeguato, perché priva il figlio della sua autonomia, e come clinico vedo continuamente bambini sottoposti a tale forma di privazione. Come CTU posso aggiungere che la segnalazione di comportamenti c.d. alienanti, finalizzati ad ostacolare direttamente gli incontri giudizialmente statuiti è il risvolto più drammatico di un problema che riguarda essenzialmente i due genitori separati, ma che coinvolge anche i loro difensori. Il conflitto di coppia non elaborato e mal gestito, ricade inesorabilmente sulla prole, coinvolgendo successivamente i ctu, i servizi sociali, consultoriali, i centri di ascolto, e così via… I figli non sono "trofei" da conquistare sul "campo di battaglia", ma sono la traccia indelebile di un atto d'amore che non si dovrebbe mai rinnegare…
DeF.
Esiste una particolare configurazione genitoriale, quindi, che espone il figlio al conflitto, all'odio?
Dott.ssa Vallino
I figli di coppie disfunzionali sono esposti più di altri al rischio di assorbire l'ombra parentale e di essere usati come strumento di compensazione affettiva o di rivalsa. In molti casi, gli indicatori di contesto e l'esame del minore rivelano che la presunta condotta alienante non esiste affatto e la preferenza accordata da un figlio ad uno dei genitori è il risultato di complessi fattori anche di natura inconscia. Gli "schieramenti" non hanno solo una connotazione patologica, spesso derivano da particolari costellazioni interne che solo uno dei due genitori è in grado di attivare. E' possibile esprimersi in favore di un'influenza genitoriale negativa, quindi di carattere "patogeno" allorquando i bambini presentano evidenti caratteristiche di sudditanza, passività, supina accettazione delle "norme" provenienti da un genitore o quando vivono una sorta di "simbiosi" con lui, risultando incapaci di differenziare se stessi da questa figura di riferimento imprescindibile. Naturalmente, che la si voglia o no chiamare PAS, questa realtà di "con-fusione" può segnare l'identità di un figlio in maniera ambigua e inautentica.
DeF
Quali le soluzioni da adottare in casi di condizionamento grave?
Nell'ottica del benessere dei figli, occorre accertare l'effettiva presenza di una forma di condizionamento, non solo sulla scorta delle classificazioni contenute nei "testi sacri", ma con una maggiore attenzione ai segnali inviati dai minori. Ritengo che sia necessario un ascolto empatico per poter definire l'universo affettivo-relazionale di un figlio coinvolto in una separazione conflittuale, troppo spesso costretto a mettere in scena bisogni e fantasie di un altro. Quando prevalga in un figlio l'ansia e/o la paura nell'incontrare un genitore occorre esaminare dettagliatamente da cosa dipendano. I desideri disattesi e le motivazioni addotte a sostegno di un rifiuto possono apparire incongrui, assurdi. Ma chi di noi può decidere cosa sia rilevante e cosa no per un minore? Non esiste pertanto altra soluzione che seguire la strada tracciata dalle emergenze del Sé, tentando di riportare, anche un bisogno "deviato", entro i confini di un'individualità che va in ogni caso rispettata.
DeF
Ringraziamo la dott.ssa Vallino per il prezioso contributo.
Tags: Intervista psicologo; Pas; sindrome di alienazione parentale

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