Nella mia esperienza di educatrice in un istituto di istruzione secondaria superiore, mi ritrovo quotidianamente a contatto con il delicato, variegato, sfaccettato ma a altrettanto prezioso universo della disabilità dei minori.
Dalla legge 77/1977, che ha sancito il principio della integrazione scolastica dei minori disabili attraverso la eliminazione delle classi " differenziali", molti passi in avanti sono stati compiuti. La legge 77/1977 ha infatti istituito formalmente le "classi aperte" per l'integrazione degli alunni handicappati, al fine di "agevolare l'attuazione del diritto allo studio e la promozione della piena formazione della personalità degli alunni…"
Da qui è iniziato un lungo processo legislativo che ha portato alla legge 104/1992, la quale costituisce la pietra miliare del diritto all'integrazione esteso anche agli alunni disabili degli istituti di istruzione secondaria superiore ed è tuttora il vanto del sistema scolastico del nostro Paese.
Con il tempo, poi, si è andata consolidando, a coronamento di questo sforzo educativo, la figura dell'insegnante specializzato di sostegno come "soggetto integralmente inserito all'interno delle classi ordinarie".
Se è essenzialmente vero che la famiglia rimane il luogo primario delle relazioni quotidiane che regolano la vita del soggetto disabile, rimane pur vero, e la mia esperienza quotidiana me ne offre conferma, che la vera integrazione nella società del soggetto diversamente abile passa necessariamente attraverso l'integrazione scolastica.
La scuola è e rimane il microcosmo dove i giovani intessono e coltivano relazioni fondamentali, il luogo fondamentale dove apprendere da ogni stimolo in cui si imbattono, come luogo in cui al compito di insegnare ad apprendere si affianca quello di dell'insegnare ad essere. Tutto questo diventa ancora più fondamentale per i minori con " diverse abilità".
Purtroppo negli ultimi anni e durante le ultime legislature, la verità e i numeri hanno parlato di un sistematico, ottuso e continuo taglio di risorse al sistema scolastico, con un restringimento di ore degli insegnanti di sostegno e con la perdita della prerogative di diversi minori di vedersi diminuita, se non addirittura eliminata, la presenza funzionale ed educatrice dell'insegnate specializzato di sostegno.
L'insegnante curricolare come me, che spesso si vede venir meno l'ausilio essenziale dell'insegnante specializzato, si trova quindi a dover "inventare"e gestire strategie per far sì che gli alunni con disabilità raggiungano il miglior risultato scolastico possibile.
Ho imparato che nell'universo dell'handicap ogni ragazzo/a è un pianeta diverso da qualsiasi altro e che per poter intervenire bisogna innanzi tutto scoprire le leggi che lo regolano, capirne i meccanismi di relazione, di apprendimento, stabilendo un rapporto interpersonale che consenta di donare e ottenere fiducia e che permetta, insieme, di scoprire e superare gli ostacoli.
Mentre scorrono dinanzi ai miei occhi i volti di tutti i "diversamente abili " ai quali ho affiancato il mio cammino, o meglio dai quali sono stata affiancata come un dono, come ad esempio Francesco, affetto da autismo che gli provoca disturbi di comunicazione e disordine lessicale, ma con un irrefrenabile voglia di imparare e scoprire, o come Luigi, affetto da disturbi di apprendimento e dislessia, testimonio come, in un'epoca come la nostra in cui è difficile individuare quali siano i nuovi valori e cosa sia rimasto dei vecchi, la scuola diventi più che mai l'istituzione che riveste una valenza pedagogica ed educativa senza pari.
Loredana Chiarello


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