di Cinzia Petitti

Siamo nel 2013, informatizzati sino al midollo, chi non ha cellulare touch, ipad ed iphone a dodici come a ottantanni anni è decisamente out ma"¦..ancora manca una banca dati che segnali il numero di minori in affidamento, cd. temporaneo, ma che poi permane per anni ed anni, a case famiglia o nuclei familiari.
Affidamenti giustificati da uno stato che dovrebbe essere temporaneo di impossibilità od inadeguatezza della famiglia naturale ad occuparsi dei loro figli ma che poi si protrae spesso ingiustificatamente per anni.
E non interviene nemmeno alcun decreto che sancisca lo stato di adottabilità dei minori che almeno la situazione la definiscono.
"Lasciate ogni speranza voi bimbi che entrate" sembra il triste motto di moltissime situazioni presenti nel nostro sistema.
Manca un monitoraggio doveroso per questi casi che rischiano di rimanere privi di controllo spesso anche perchà© archiviati i fascicoli d'ufficio presso il Tribunale per i Minorenni che li riguardano.
Occorre, invece, una banca dati che non sia redatta per motivi statistici ma che indichi data di entrata del bambino presso un istituto, una casa famiglia od una famiglia, la sua età ed il giorno in cui esce, se esce, da tali situazioni di affidamento a terzi.
Ma ancora che indichi il tempo di permanenza presso le strutture, le motivazione di tempi che vanno oltre la soglia della normale tollerabilità .
E' assurdo che dei bambini in tenera età permangano per due, tre, quattro anni in casa famiglia o comunità !
Sono numerosissime in Italia le situazioni di minori affidati ai servizi sociali e ricoverati in case famiglia, presso nuclei familiari e quant'altro ma elementi concreti di monitoraggio e controllo sulla situazione non sussistono. La banca dati è opportuna anche per verificare le situazioni di stallo e le relative responsabilità .
E non dimentichiamo che per ogni bambino in affidamento, presso le case famiglia in particolare si percepiscono rette mensili non irrilevanti dai Comuni.
I minori hanno diritto alle relazioni familiari (lo ha ribadito la Corte Europea dei diritti dell'Uomo con la sentenza del 29 gennaio 2013 che ha cosଠcondannato l'Italia per violazione dello stesso).
E' questa la denunzia dell'avv. Graziella Algieri, coordinatore della Commissione Famiglia dell'organismo unitario dell'Avvocatura (edita su Guida al Diritto, il sole 24 ore del 6.04.2013 ed anche su www.oua.it) che facciamo nostra.


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