Nel corso degli ultimi decenni, l'Italia, da paese storico di emigrazione si è trasformato in paese di immigrazione. Il territorio è stato diversamente interessato dall'ondata migratoria, prima e più incisivamente nel Nord del Paese e soltanto dopo nel Sud .
La scuola, come principale e fondamentale agenzia educativa e istituzione formatrice della nostra democrazia, è stata profondamente coinvolta in questo processo e ha dimostrato fin da subito di essere sensibile alla problematica dell'integrazione degli stranieri , rivelando la sua vocazione di mediatrice di culture diverse, di luogo privilegiato per educare all'accoglienza.
Fino ad alcuni anni fa non esisteva, però, una normativa specifica che regolasse l'inserimento degli alunni stranieri nelle classi, e di volta in volta venivano adattate varie disposizioni nate precedentemente per integrare i portatori di handicap.
Solo successivamente, la problematica legata all'interculturalità è stata oggetto di provvedimenti legislativi. Ad esempio, le Leggi 419/74 e 517/77 hanno sancito la flessibilità didattica per operare l'integrazione nella scuola. Ancora, tra le altri disposizioni, il Decreto del Presidente della Repubblica n° 394/31-08-99 ha sancito il diritto-dovere dei minori immigrati di frequentare la scuola, anche in situazioni di illegalità. Vi sono, poi, alcune disposizioni sul tema specifico dell'inserimento degli extracomunitari come la C.M. n° 311/21.12.99 e successiva C.M. n° 87/23.3.2000 che prevedono la possibilità di iscrizione degli alunni stranieri in qualsiasi momento dell'anno scolastico.
Ormai la presenza di stranieri nelle scuole non è solo un fenomeno delle grandi città, ma coinvolge anche i piccoli centri e sempre più spesso i minori stranieri extracomunitari nascono in territorio italiano oppure giungono in Italia ad un'età che consente loro di continuare se non addirittura iniziare studi regolari nel nostro Paese.
Gli educatori si sono trovati così a dover affrontare il problema di avere in classe, in ogni ordine e grado del percorso scolastico, alunni stranieri, di nazionalità, culture e lingue diverse, ma soprattutto si sono trovati a ripensare i propri valori culturali , alle somiglianze e alle differenze con quelli di altri paesi, agli elementi fondanti della propria e altrui identità, sollecitando la rimozione di pregiudizi, stimolando la riflessione e il rafforzamento della propria identità individuale o di gruppo, non in contrapposizione ma in comunicazione con gli altri.
Nella mia esperienza quotidiana in un istituto superiore di una piccola cittadina di provincia che si affaccia sul mare, nel Sud d'Italia, mi confronto con realtà razziali e culturali diverse: sono presenti tutte le variegate varianti dei flussi migratori che hanno interessato il Sud del paese, giovani marocchini, tunisini, rumeni, ucraini, polacchi che arricchiscono i legami e le relazioni all'interno del gruppo classe.
Testimonio in prima persona come la presenza di classi multiculturali si dimostra per noi operatori una sfida continua e diventa sempre più essenziale pensare percorsi mirati e uno stile di insegnamento più interattivo affinché la scuola sia veramente una palestra di cittadinanza per le giovani generazioni. Dovendo confrontarci con la esiguità delle risorse a cui la scuola è stata condannata, spesso si deve contare sul proprio intuito e sulla propria buona volontà, mentre sarebbero necessarie figure specializzate come quelle dei mediatori culturali e dei referenti per l'educazione interculturale.
Al di là dei nostri sforzi, rimane valida l'apertura delle giovani generazioni all'accoglienza delle altre culture. Mai , e sottolineo mai, ho avvertito fenomeni di insofferenza verso lo " straniero" serpeggiare nella scuola dove presto il mio servizio. Tutti accolgono con disponibilità Kadija con il suo velo islamico e rispettano il suo praticare il digiuno durante il Ramadan, e tutti accolgono Oksana, arrivata dall'Ucraina, che quando si iscrisse al primo superiore non conosceva che poche parole di italiano , mentre ora ha familiarità completa con la lingua e addirittura con il dialetto locale.
Nessuno di loro si è mai sentito "diverso".
Loredana Chiarello
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