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(Sul Si del Consiglio di Stato a clausole su assegno di mantenimento nelle separazioni e divorzi consensuali in Comune)!
Mi viene in mente una famosa pubblicità di tanti anni or sono ..quando mi soffermo ad analizzare i risvolti della famosa separazione o divorzio consensuale che può farsi in Comune senza
l"assistenza legale,alla presenza di determinate condizioni, in primis la mancanza di prole minorenne o non autonoma economicamente.
In secondo luogo la mancanza di trasferimenti patrimoniali.
Sino alla sentenza del Consiglio di Stato, numero 4478/2016 del 26 ottobre, tali accordi erano da intendersi trasferimenti patrimoniali ed accordi economici di vario genere (es. divisione beni mobili, divisione saldo attivo conto corrente o conto titoli collegato), assegno divorzile una tantum ed anche assegno mensile di separazione o di divorzio. La sentenza del Consiglio di Stato ha invece ritenuto ammissibile la procedura semplificata in Comune anche per le richieste di separazione o divorzio che contengano clausole attributive di assegni di mantenimento periodici in favore del coniuge.
Non è biasimevole l'intento della legge in sè di evitare inutili lungaggini processuali o spese legali legate ad una separazione o divorzio di tipo consensuale (oggi gestibili tranquillamente con la negoziazione assistita).
Ed, invero, il caso di due coniugi, senza figli, o con figli autonomi che non abbiamo da disquisire di questione patrimoniali e nemmeno di assegni di mantenimento, perchè entrambi con pari reddito, si potrebbe gestire agevolmente con la presentazione in Comune e conseguente richiesta di separazione o divorzio.
E già qui però i dubbi sorgevano e sorgono. Nessuno accertarà mai, perchè non tenuto ad alcuno giudizio del genere, che questioni patrimoniali non sussistono, che realmente non vi sia un coniuge più debole da tutelare con un assegno di mantenimento etc.
Questo tipo di indagine, perlomeno in virtù degli obblighi deontologici, un avvocato l'avrebbe svolta nel caso compulsato da ambedue i coniugi perchè è' un suo preciso dovere informare il coniuge più debole economicamente dei propri diritti e dei propri doveri il coniuge più forte.Quando poi le parti scelgono un avvocato per parte ovviamente ciascuno farà gli interessi del proprio assistito. Ed il Tribunale interviene tranquillo che la difesa tecnica delle parti abbia ben svolto il proprio dovere. Se poi la separazione od il divorzio viene gestita con la negoziazione assistita i legali incaricati svolgeranno la loro funzione con ancora più responsabilità, sostituendosi quasi in toto al Tribunale, fermo restando il passaggio (veloce) dal Pubblico Ministero per il c.d. visto.
Tutto questo iter "bypassato" nel caso di procedura in Comune. Tutto bene quando i due coniugi si lasciano da buoni amici e quindi in questi rarissimi quanto in via di estinzione casi ben venga il risparmo di tempo e danaro. Ma negli altri? Chi assicura che via sia stata adeguata comprensione da parte dei coniugi dei loro diritti/doveri ?
Nessuno ovviamente. Nè più di tanto si indagherà in Comune sulla libera volontà delle parti a scendere "a patti" di questo tipo o, se confermato il recente orientamento del Consiglio di Stato, sulla congruità dell'assegno di mantenimento pattuito rispetto all'effettiva consistenza patrimoniale e reddituale delle parti.
E, quindi, se un coniuge sotto minaccia di vario genere dovesse trascinare l'altro in Comune tacitando i suoi diritti economici o liquidandoli con "pochi spiccioli" , nessuno se ne accorgerebbe più di tanto, non avendo obblighi particolari di verificare l'animus dei coniugi (anche un tentativo di conciliazione è oggi escluso del tutto).
Ma ovviamente poichè gli avvocati sono scarsamente utili meglio risolvere tutto così semplicemente.
Cosa c'è stato dietro sino ad oggi ad una separazione consensuale il nostro Legislatore forse lo ignora.
Il Tribunale si è sempre trovato di fronte ad un accordo a loro sottoposto e da vagliare nell'interesse dei soggetti parti in causa. Quello stesso Tribunale era ed è ben conscio
che dietro quell'accordo vi era dietro un lavoro portato avanti anche per lunghi mesi dai rispettivi avvocati delle parti. Ore di sessioni in studio, al telefono, incontri congiunti, ricorso a consulenze di commercialisti e/o psicologi, ed ecco finalmente arrivare alla sottoscrizione di una convenzione o di un ricorso congiunto o di un atto partorito dal processo di negoziazione assistita..
Un lavoro spesso estenuante perchè a venire in gioco sono interessi non solo economici da gestire ma situazioni emotive delicatissime che influiscono talvolta in maniera preponderante sui primi!
Ma gestire una separazione o divorzio consensuale è cosa da poco per i più....che ignorano che ad arginare quelle separazioni e farsi si' che non approdino in Tribunale come "guerra dei Roses" c'è il lavoro, non di sindaci o funzionari comunali, ma di altri professionisti formati a ciò!
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